Domenico Rigon

Biografia dell'artista

  • 26/04/1974 Cristina “Tina” Alberton nasce a Bassano del Grappa.
  • 1989 – Con la mia famiglia si è trasferisce in Svizzera dove frequenta la scuola di lingue per 6 anni.
  • 2009 – 3° classificata con l’opera “Ricordi” al Concorso Palladio D’Oro di Vicenza.
  • 2010 e 2011 – Pubblicazione in Avanguardie artistiche del Centro Diffusione Arte, Palermo.
  • 2010 – Mostra personale a Marostica, alla chiesetta La Scoletta.
  • 2011 – Premi Pablo Picasso “Per l’elevato valore stilistico delle opere”.  
  • 2015 – Opere in mostra al Salone del mobile di Milano per stand azienda di arredamento FM Bottega d’Arte srl. S. Zenone degli Ezzelini, Treviso. 
  • 2018-2019 – Partecipazione ad Ortus talenti dell’azienda FA Ricami srl di Villaverla, Vicenza.

Intervista

Domenico Rigon può essere considerato uno dei pionieri della fotografia tedarota. Nel 1959 erano in pochi a possedere una macchina fotografica. Domenico Rigon, allora tredicenne, disponeva di una Euro Ferrania che al tempo era considerato un vero proprio lusso e che oggi è ricercata tra i collezionisti. Un piccolo gioiello comperato racimolando qualche soldino attraverso dei lavoretti. Un amore tra Rigon e la fotografia sbocciato oltre sessant’anni fa e che continua tuttora, come ricorda lui stesso.

“In quegli anni ai bambini non veniva regalato nulla. Non esistevano le paghette settimanali, quindi se avessimo voluto qualcosa, avremmo dovuto arrangiarci con quel poco che disponevamo. Una estate ho lavorato il fieno in una fattoria di Asiago. Quindi potete immaginare la soddisfazione nel comprarmi la mia prima macchinetta fotografica frutto dei sacrifici”.

Ma questa macchinetta la possiede ancora?

Purtroppo, è andata distrutta quindi non custodisco più il mio prezioso cimelio. 

Quali sono stati i primi scatti?

A quell’età non è che potevo muovermi molto al di fuori del mio territorio. Quindi i primi soggetti riguardavano la vita del mio paese. Il campo sportivo di Tezze con le gesta della locale squadra di calcio, le varie manifestazioni parrochiali o i paesaggi del fiume Brenta. Anche grazie a questi scatti, riuscivo a raggranellare qualche soldino. 

Cosa significa per lei fotografare?

Per me la fotografia significa raccontare le realtà che incontro, comunicare con le immagini in particolare con le persone. 

Ma quella del fotografo è stata la sua professione principale?

Non proprio. Dopo qualche anno, ho conseguito il diploma di perito industriale e quindi mi guadagnavo da vivere come tecnico di impianti elettrici e delle telecomunicazioni. Se da una parte avevo meno tempo da dedicare alla mia passione, dall’altra parte le maggiori risorse economiche mi permettevano di acquistare apparecchiature più moderne e professionali. Siamo arrivati alla fine degli anni ’70, per guadagnare qualche extra, e ho cominciato a realizzare i primi servizi matrimoniali e anche i primi video. Per quest’ultimi utilizzavo una pellicola di 8 millimetri e ho continuato a farlo fino al 1998, quando sono passato al formato digitale.

Veniamo agli anni 70. Come è proseguita la sua carriera artistica?

Quest’epoca ha segnato un’importante svolta per la mia vita professionale. Sono state allestite le prime mostre e di conseguenza sono arrivati i primi premi. Tutte soddisfazioni che mi hanno portato a fondare il Fotoclub di Tezze sul Brenta, il cui scopo era quello di coinvolgere e far conoscere ai giovani l’arte della fotografia.

Veniamo al nuovo millennio. Cosa è cambiato nel suo modo di fotografare?

Sono cambiate le occasioni ma non il mio modo di fotografare. I soggetti che prediligo sono i bambini e gli anziani perché rappresentano il futuro e il passato dei luoghi che ho visitato anche all’estero in questi ultimi vent’anni. Tutto è iniziato nel 2001, grazie alla foto “Frecce tricolori” con cui ho vinto un concorso bandito dal Giornale di Vicenza. Grazie anche al ricavato, ho intrapreso un viaggio in Bangladesh. Da allora ne sono seguiti altri venti in tutto il mondo che mi hanno portato negli Stati Uniti, in Sud America, in vari paesi dell’Africa e dell’Asia, in Medio Oriente oltre a vari stati europei. 

Che importanza ha avuto per lei la fotografia fatta in questi viaggi?

Questo modo di avvicinarmi alle persone e cogliere i loro volti, il senso profondo della loro esistenza, pian piano tutto questo ha influito anche il mio modo di intuire la vita. Ho fatto mia una frase della poetessa canadese Anne Carson: L’unica regola del viaggio è non tornare come sei partito. 

Oggi cosa fa Domenico Rigon?

Sono in pensione e mi godo la famiglia. Da mia moglie ai miei figli con i nipoti. Sono socio e partecipo a tutte le attività del “Fotoclub9” di Nove. Collaboro con il gruppo fotografico locale che annualmente organizza le mostre fotografiche su “Tezze da scoprire”. Organizzo inoltre dei corsi di fotografia riservato ai ragazzi delle scuole medie, fotografo molto la natura e sto preparando con alcuni amici un reportage sui percorsi del Brenta. 

Back To Top