Roberto Campagnaro

Biografia dell'artista

  • 13/05/88 Pierantonio Moletta nasce a Cittadella. 
  • 2013 laurea triennale in pittura all’accademia di belle arti a Venezia. 
  • 2016 laurea biennio in grafica d’arte all’accademia di belle arti a Venezia.
  • 2011 primo classificato al concorso in memoria di Luca Tessarin “Fotografa la tua passione” a Resana.
  • 2014 mostra collettiva d’arte “Quale futuro?” a Spresiano.
  • 2014 mostra collettiva d’arte “25° premio nazionale pittura Piero Della Valentina” a Cordignano. 
  • 2015 mostra collettiva d’arte“Mostri” a Spresiano 2015. 
  • 2015 mostra collettiva d’arte “26° premio nazionale pittura Piero Della Valentina” e “23° premio nazionale grafica d’arte” a Cordignano. 
  • 2015 mostra collettiva d’arte “Assalto alla torre” a Bassano del Grappa. 
  • 2019 mostra personale pittura “Sguardi dalla tela” biblioteca di Cartigliano.

Intervista

Con il termine arte si definisce qualsiasi attività dell’uomo che esalti il suo talento e la sua capacità espressiva. Quindi un banalissimo oggetto, come in questo caso un ramo secco o una pietra, può diventare un’opera d’arte se l’artista riesce a metterci del suo. 

Per questo quella di Roberto Campagnaro, 62 anni di Campagnari, si può definire un artista vero e proprio. Ma alla sua particolare forma d’arte non è ancora riuscito a darle un nome. Può essere un’arte naturale, in quanto utilizza oggetti che madre natura offre. Ma è anche un’arte ecologica, in quanto raccogliere i rami secchi abbandonati può essere una forma di pubblica utilità e di pulizia del territorio. 

E’ un’arte visiva dato che se le opere vengono osservate da un particolare punto di vista, con la mente si possono intravedere figure definite. Ma se vogliamo mettere d’accordo tutti, possiamo affermare che quella di Roberto Campagnaro è un’arte indefinita. E pensare che fino a pochi anni fa non ne sapeva nulla o quasi dell’arte.

“Ancora adesso non mi ritengo un esperto. Se vedo un quadro, non sempre riesco riconoscere lo stile e l’autore. Fin da bambino lavoravo con la famiglia. Partivamo con il nostro camioncino e vendere la frutta ai mercati. Da adulto mi guadagnavo da vivere raccogliendo i rifiuti industriali. La mia grande passione era il biliardo, ma che oramai ho accantonato per dedicarmi a questa forma d’arte”.


Quando si è scoperto artista?
A cinquant’anni, mentre ero in vacanza a Sottomarina. Durante una passeggiata, ho notato dei rami secchi che intralciavano la diga vicino alla foce del Brenta. Incuriosito ho cominciato a raccoglierne un paio e guardandoli con la giusta angolazione, riuscivo ad intravedere qualcosa. Li posizionavo di fronte alla mia roulotte, in uno spazio verde trasformandola come un presepe. Molti dei campeggiatori si fermavano ad ammirare in quella che era una mostra a cielo aperto e aperta al pubblico.

Come si è perfezionata successivamente la tecnica?
Ovviamente con il tempo dovevo metterci del mio. Quindi una volta portate a casa, le epuravo dai rami secchi, smussavo gli angoli e aggiungevo della vernice trasparente. Poi ho utilizzato dei semplici chiodi per raffigurare per esempio gli occhi di un animale. Piccoli accorgimenti per far vedere la mia mano, ma ho sempre cercato di lasciarle più naturali possibili. Le opere possono essere così trasformate in piccoli oggetti di uso comune, come portabottiglie, centro tavolo o attaccapanni. Poi se li combino tra di loro possono diventare una scala, un tavolo, una cornice o una chitarra. Nel periodo natalizio ho realizzato dei piccoli alberi di Natale.

C’è un’opera che le piace più delle altre?
Si tratta di un pezzo di legno recuperato nel greto del fiume Brenta. E’ l’unico a cui ho dato un nome: “Il leone del Brenta”. E’ un ramo lungo circa un metro e mezzo la cui forma ricorda appunto quella di un leone.

Qual è il segreto per ammirare le sue opere?
Fondamentale è il punto di vista, quindi è importante il mio compito di posarle con la giusta angolazione. Occorre fissarla attentamente e ognuno, usando la propria immaginazione e fantasia, potrà scorgere qualcosa.

Le ha insegnato qualcosa la sua arte?
Sicuramente il fatto che spesso non ci rendiamo conto di quello che abbiamo davanti gli occhi e che la natura ci offre. Grazie a questa arte, ho imparato ad apprezzare anche le più piccole cose che ci circondano. Non mi sarei aspettato di trovare queste piccole cose di rara bellezza. Poi mentre lavoro le mie opere, mi immergo in un mondo tutto mio, rilassandomi e perdendo la cognizione del tempo. La serenità che mi fa star bene e che non riuscivo a trovare tra i rumorosi tavoli da biliardo.

E casa cosa dicono?
Mia moglie Oriana si è ormai arresa, anche se è contenta nel vedermi a casa piuttosto che al bar. Lei vorrebbe che regalassi le mie opere in modo da fare spazio nel soggiorno che doveva essere il luogo di ritrovo per gli amici. Però è sempre con lei che mi confronto dandomi il suo parere.

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