Gabriele Bordignon

Biografia dell'artista

Gabriele Bordignon, nato a Tezze sul Brenta, in provincia di Vicenza il 25 novembre 1954.

Il solo fatto di poter eseguire ed esprimermi mediante un’Acquaforte mi fa sentire particolarmente felice e fortunato e l’aver intrapreso questa tecnica mi rende orgoglioso.

La passione per l’incisione mi è stata trasmessa dalla frequentazione e dall’insegnamento di Maestri incisori: il maestro Giovanni Bernardi (1904-2000) e il professor Luigi Marcon.

Bernardi mi ha avvicinato a tutte le tecniche pittoriche, all’incisione e in particolar modo all’Acquaforte ed Acquatinta.  È stato un insegnante generoso, che ha saputo trasmettere e infondermi la sua grande passione e professionalità verso quest’arte raffinata.

Ho fatto parte dell’associazione Incisori Veneti presieduta dal prof. Giorgio Trentin, dell’associazione Incisori Contemporanei e dell’associazione Nazionale Incisori Italiani:
sono inserito nel gruppo “Laboratorio delle Arti” e nel gruppo di Arti Figurative “Dimensione Arte”, che ha sede e opera nell’area bassanese.

Ho coordinato e condotto i corsi annuali di Incisione che questi gruppi organizzano, patrocinati dal Comune di Rosà (VI).

Sono inserito nel repertorio degli “Incisori Italiani”, creato nel 1993 dal Centro Culturale Polivalente di Bagnacavallo (Ravenna).
Stampo personalmente in pochi esemplari, con “Torchio a stella”, nel mio laboratorio.

Intervista

Bisogna incidere per lasciare un segno

“Uno spazio tutto per sé” Gabriele Bordignon l’ha ricavato nel seminterrato di casa. Un luogo speciale dove ha collocato gli strumenti che utilizza, dai torchi per stampa allo scaldalastre, dai libri all’archivio di opere e alle immagini e ritagli di fantasia che gli sono utili per realizzare i soggetti con la tecnica dell’acquaforte, dalla creazione alla stampa. «Si tratta – aggiunge Bordignon – del mio spazio, dove mi immergo nel mondo dell’arte perdendo quasi la cognizione del tempo. A volte passano ore senza quasi che me ne accorga». La disponibilità di uno spazio isolato dove non far entrare le preoccupazioni del lavoro, della vita quotidiana e lo scorrere veloce del tempo è a farla da padrone, è una condizione necessaria per riuscire a dare vita ad un’opera.

Veniamo alla sua principale tecnica di lavoro: l’Acquaforte. Di che procedimento si tratta?

L’Acquaforte è una tecnica antica, tutt’oggi usata da moltissimi artisti incisori. Soltanto nel 1500 è diventata una vera propria tecnica d’arte e annovera tra i suoi esponenti artisti del calibro del Dürer, Piranesi, Rembrandt, Goya, Tiepolo, Canaletto,Guttuso, Picasso, Morandi. L’origine dell’Acquaforte risale al Medio Evo, periodo in cui si usava l’acido nitrico (in latino acqua-fortis). Il procedimento consiste nell’utilizzare una lastra di zinco precedentemente ricoperta di cera/vernice protettiva e nel disegnare con una punta sottile in modo da scoprire il metallo. La lastra viene così immersa in una soluzione di acido nitrico che intaccherà solo le parti in cui la cera è stata asportata. Si ottengono nella stampa, a seconda del tempo o di tempi diversi di immersione, varie tonalità di grigio o di forti contrasti chiaroscurali. Naturalmente il procedimento è assai più complesso di quanto non sembri, in quanto ognuno ha i suoi particolari segreti, a partire dagli strumenti di incisione fino all’elaborazione dei colori di stampa.

Chi le ha fatto conoscere questa particolare tecnica?

La passione per l’incisione mi è stata trasmessa dalla frequentazione e dall’insegnamento di due grandi maestri incisori: il maestro Giovanni Bernardi e il professor Luigi Marcon. Sono state due figure determinanti nel mio percorso, in particolar modo Bernardi.

Cos’ha di speciale l’Acquaforte rispetto alle altre tecniche?

L’incisione è arte a sé, capace di una grande forza espressiva. Nel panorama delle arti figurative l’acquaforte si pone in uno spazio tutto suo, tra il disegno e la scultura. L’atto di incidere è in realtà vicino a quello di scavare, sia nel gesto che in noi stessi. Due sono gli elementi della stampa incisa: la carta e l’inchiostro e cioè il bianco ed il nero, entrambi ugualmente importanti, inscindibili, in funzione l’uno all’altro. Il nero dà all’immagine il corpo, il bianco il respiro e la vibrazione vitale. L’apprezzare dal vivo il fascino di un’acquaforte, la sua carta non industriale, l’impronta della lastra intorno all’immagine, l’assenza di retinatura, l’inchiostro a rilievo sotto i polpastrelli, le sfumature di colore e anche l’irregolarità della stampa e i difetti che la rendono inconfondibile, ha sempre rappresentato per me un piacere unico. C’è una forte componente di rischio, in questa tecnica. Come scrisse Luigi Bartolini a un’amica: “L’acquaforte, cara signora, è una cosa terribilissima ed è come una specie di passione per il gioco d’azzardo: più si prova e più ci si invoglia, più si perde e più si persevera, sicuri di vincere”.

Veniamo alle sue opere nello specifico.

Negli anni ho affrontato tanti soggetti, passando dalla figura umana alle scene sacre; da scene di interni al paesaggio, prima quello naturale, poi, soprattutto nell’ultimo periodo quello urbano e industriale, sviluppando una particolare predilezione per la rappresentazione di luoghi abbandonati, impianti industriali dismessi, vedute cittadine affollate, con edifici imponenti, strade, ferrovie e cavalcavia che si intrecciano, scorrono e si perdono in lontananza.

Tra i tanti premi e riconoscimenti che ha ricevuto, ce n’è qualcuno a cui tiene più degli altri?

Non ho mai fatto una classifica, ricevere un premio, grande o piccolo che sia, è sempre emozionante.

Quali altri passioni ha?

In gioventù assieme a Domenico Bonaldo, Flavio Pellanda e Andrea Felician, tutti del mio paese, e grazie al professor Flavio Zanin, avevamo fondato un gruppo musicale: Le palline di gomma. In quegli anni abbiamo conosciuto e suonato con artisti e gruppi come Banco del Mutuo Soccorso, Pooh, Formula 3, Dik Dik , Brian Auger con il suo organo Hammond a Rovigo, New Trolls, Patty Pravo, Donatello, I Notturni, I Profeti, L’Equipe 84, Lucio Dalla, Ricky Gianco, Marcella Bella, Gianni Nazzaro, Iva Zanicchi. Abbiamo aperto il concerto dei Van der Graaf Generetor e dei Genesis alla loro prima in Italia.

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